“I foodblogger sono una categoria “ibrida”: sanno cucinare ma non sono cuochi, sanno fotografare ma non sono fotografi, sanno scrivere ma non sono giornalisti...” Questo è quanto scrive nella sua tesi di laurea magistrale Stephanie Cabibbo, in arte Mastercheffa, foodblogger affiliata alla piattaforma Giallozafferano, che abbiamo avuto il piacere di intervistare. Con quasi 35'000 follower sulla sua pagina facebook e un passato nel settore caseario, ci ha raccontato delle sue esperienze in Africa per la promozione dei formaggi tradizionali locali, di come è incominciata la sua carriera da foodblogger e del lavoro che c’è attualmente dietro a questa vera e propria attività professionale, nonché altre piccole curiosità. Ciao Stephanie! Ci puoi raccontare qualcosa del tuo passato nel “formaggio”? Certo! Ho lavorato per quasi 5 anni al Corfilac, Il Consorzio Ricerca Filiera Lattiero-Casearia della Regione Siciliana. Il Corfilac è un ente articolato che offre assistenza agli allevatori lungo tutta la filiera, “dalla stalla alla tavola”, ed è inoltre l’ente certificatore del Ragusano dop. Ho lavorato in un progetto legato in particolare ai paesi in via di sviluppo (international Professional Women Opportunity - iPWO). Sono stata in Benin ed in Niger per quanto riguarda l’Africa, ma anche in India. In questi paesi, date le esigue quantità di latte prodotto dagli animali, sono le donne che tradizionalmente trasformano il latte in formaggio, mentre agli uomini spetta il compito di allevare il bestiame. Il progetto a cui ho partecipato era basato sull’idea di migliorare le produzioni casearie tradizionali di questi posti, sia in termini di marketing e commercializzazione che di condizioni igieniche di produzione e di produzione animale: un approccio molto diverso rispetto alla maggior parte delle politiche di cooperazione legate a questo settore. Mi riferisco ad esempio ai progetti della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, ndr ), che tende a favorire la creazione di centri di raccolta del latte, non permettendo quindi alle donne di guadagnare qualcosa dal valore aggiunto dato alla materia prima attraverso la trasformazione casearia e contribuendo con il tempo alla perdita di un’arte antica, tradizionalmente tramandata da madre in figlia per generazioni. Quando la FAO organizza ad esempio un centro di raccolta latte in Benin, questo può tranquillamente essere comprato da multinazionali per produrre formaggi ben poco tradizionali come il Brie, causando la perdita di qualunque forma di territorialità: una volta che il latte prodotto è aggregato si perdono sia i metodi di lavorazione tradizionale che le caratteristiche tipiche di un prodotto, e la popolazione non ne trae alcun beneficio. Uno dei filoni di ricerca più importante del Corfilac ha riguardato i formaggi a latte crudo: in questo senso i progetti sono stati volti a trasmettere la conoscenza riguardo la loro sicurezza dal punto di vista alimentare grazie al processo di stagionatura che abbatte la carica batterica dello stesso. Anche essendo a latte crudo sono prodotti sicuri a livello sanitario ed ancora in grado di trasmetterti le caratteristiche organolettiche legate al territorio: in parole povere con questi formaggi puoi trovare nel piatto quello che effettivamente ha mangiato la vacca. Se è vero che la pastorizzazione fa calare la carica batterica, lo fa anche dove non dovrebbe, uccidendo enzimi utili alla caseificazione, oltre a far svanire i profumi e le fragranze tipiche di un territorio. Tramite questi progetti ho imparato a grandi linee le tecniche di produzione, stagionatura, conservazione dei formaggi ragusani e di alcuni formaggi africani. Come sei passata dal lavoro di ufficio a quello di fooblogger a tempo pieno? Dopo il Corfilac ho lavorato in due diverse aziende vinicole, con in mezzo una gravidanza che mi ha tenuto a casa per un certo periodo. Durante questo periodo, essendo appassionata del programma televisivo Masterchef, ogni Giovedì sera mi piazzavo davanti alla tv assieme ad un amica vegetariana. Io cucinavo per lei e dovevo ad ogni appuntamento inventarmi dei piatti che essendo rigorosamente vegetariani necessitavano di maggiore fantasia rispetto alle pietanze a base di carne. Il giovedì è così diventato un appuntamento fisso e mi sono dovuta organizzare di conseguenza: menù completo dall’antipasto al dolce, sempre vegetariano, con tanto di votazioni a fine serata, sia sull’impiattamento che sul sapore (l’appuntamento è fisso anche adesso, ma la voce si è sparsa ed i miei giudici cambiano di settimana in settimana!). Dopo un annetto, ho notato su Giallozafferano l’opportunità di aprire un proprio blog e mi sono buttata! Naturalmente, come ovvia conseguenza di tutto questo, ho deciso di chiamarmi Mastercheffa. In quel periodo l’azienda vinicola dove lavoravo stava attraversando un periodo di crisi con conseguente riduzione del personale che mi ha toccato in prima persona. È stato a questo punto che ho iniziato a sentire l’esigenza di dedicare più tempo al neonato blog. Avendo beneficiato della liquidazione e con mio marito che comunque lavorava ho iniziato a buttarmi anima e corpo in questo nuovo progetto, che ho vissuto da subito come una vera e propria attività imprenditoriale. Come spieghi nella tua tesi quindi sei passata da un blog da basso a alto investimento. In realtà da quando ho iniziato ho sempre avuto un alto investimento, pubblicando tutti i giorni una ricetta senza eccezioni (tranne forse l’ultima settimana grazie al recente fiorire di impegni “extraweb” che non mi permettono di stare dietro a internet come prima). Mi viene quindi naturale chiederti: hai una social media strategy definita? Io posto ogni giorno una nuova ricetta sul blog e la condivido su TUTTI i social: inizio da Facebook, mettendo una prima foto della ricetta sulla mia pagina; poi condivido la stessa ricetta su vari gruppi di cucina, e poi pubblico la ricetta del giorno anche su Twitter, Instagram, Pinterest e Google +. Diversamente da quello che si potrebbe pensare google + ha sì un’utenza minore, ma molto, molto settoriale: pochi utenti rispetto ai più blasonati facebook, twitter e instagram, ma molto coinvolti e interessati. Altra fonte di visite al mio blog si è inaspettatamente rivelata Pinterest, che rappresenta una grande fonte di accessi al mio blog. Come controlli la provenienza del traffico al tuo blog? Tramite Google Analytics posso vedere in un attimo da dove è stato aperto qualsiasi link al mio blog, quali ricette sono andate meglio e quali peggio e correggere quindi il tiro in corso d’opera: non a caso ce l’ho costantemente aperto! Su facebook lavoro più volte al giorno: quando riesco ad organizzarmi al massimo, faccio una programmazione settimanale di condivisione delle ricette, se possibile tutto rigorosamente via computer fisso che per queste operazioni ha un’interfaccia più agevole. Quando non è possibile lo faccio anche via smartphone, in maniera meno organizzata e più “istintiva”: condivido qualche ricetta vecchia, condivido qualche frase e quando da analytics noto che il traffico scende ricondivido qualche ricetta che avuto successo in passato e che so che “tira” ( il cosiddetto cavallo di battaglia). Parlando di ricondivisione dei tuoi vecchi articoli, mi viene da pensare alla persistenza dei contenuti di un blog nel tempo a cui fai riferimento nella tua tesi. Tu hai mai cancellato o modificato vecchie ricette? Cancellare o modificare dei contenuti è molto pericoloso in termini di indicizzazione: non ho mai cancellato contenuti né cambiato gli url. Quindi il tuo lavoro necessita di stare attenta anche al lato SEO (Search Engine Optimization, ndr) ? Si. Noi di Giallozafferano abbiamo la fortuna di poter usufruire dei consigli tecnici del team di Altervista, i quali ci forniscono costantemente delle “pillole” di seo sui gruppi di facebook, discorso valido non solo per Giallozafferano ma per tutte le piattaforme di Banzai (che ha da alcuni anni acquisito Giallozafferano, ndr). Giallozafferano ti dà una grande mano anche nella promozione, offrendo la possibilità di essere parte dei cosiddetti “gruppi premium”, composti da blogger che ogni 15 giorni postano le loro ricette direttamente sulle pagine facebook Blog Giallo Zafferano, Blog Giallozafferano Primi, Secondi e Dolci. Io, che ho lavorato tanto sulla qualità e sulla promozione dei miei contenuti, vengo scelta quasi tutti i mesi, e devo dire che in termini di visibilità i turni premium fanno davvero la differenza. Hai una strategia di lungo termine per l’evoluzione dei tuoi contenuti? È tutto molto in divenire. Non ho purtroppo ancora sviluppato una strategia fissa ma è proprio quello a cui sto puntando al momento: l’anno prossimo, infatti, sto programmando di aprire un punto fisico che fungerà da sede per laboratori/corsi di cucina e anche come base redazionale per organizzare al meglio il mio lavoro. Ad esempio il nuovo format dei personaggi (come il rozzo Tanino, ndr) è nato un po’ per gioco, per divertimento: c’è a chi piace e a chi no, ricade un po’ nel trash, ma nasconde dei messaggi che poi nel mio blog sono molto rimarcati, come quello del richiamo al cibo tradizionale. Sto molto attenta a consigliare ai miei lettori di usare prodotti genuini, evitando di usare prodotti semipreparati - come vedo invece fare moltissime blogger con le cosiddette “ricette tormentone”. Non sei bravo a cucinare? Non senti di avere il giusto feeling per preparare qualcosa di elaborato? Io la ricetta da 10 minuti te la propongo, ma una pasta con le zucchine, non la sfoglia industriale con la nutella dentro! È un discorso di coscienza e di educazione alimentare: quando vedo altri blogger condividere ricette del genere mi dispiaccio, perché sono convinta che diano un messaggio totalmente sbagliato. L’esempio che faccio sempre, da buona ragusana, tira in ballo proprio il formaggio: vuoi farti un semplice panino? Scegli il pane fresco e la provola piuttosto che il pancarré con la sottiletta: è facile, è veloce…ma è anche genuino! Qual è la relazione tra blog e social network secondo Mastercheffa? È una relazione indissolubile: se non fossero esistiti i social network io non avrei mai potuto fare il lavoro che faccio. Sono lo strumento principale con cui puoi attirare i visitatori: è improbabile che la gente si metta tramite il social network a cercarti sul web. Al limite si ferma sul sito madre Giallozafferano che è quello in prima posizione sui motori di ricerca, specialmente all’inizio quando sei in fondo ai risultati. Cos’hai imparato da quanto hai intrapreso questa esperienza? Sono diventata un’ottima utilizzatrice di wordpress, tanto che un Vivaio della zona mi ha chiesto di impostargli il sito (e attualmente gestisco dietro pagamento i loro social). Ho imparato moltissime cose sul cibo: molte ricette, ingredienti e piatti tipici che prima non avevo neanche mai sentito nominare, così come la stagionalità di moltissimi prodotti (e ciò si traduce anche per me in un’alimentazione più sana e corretta). Ed ho imparato a fotografare! Nella tua tesi riporti un dato molto importante: il foodblogging parla rosa, mentre in tv possiamo notare come gli chef siano quasi sempre tutti uomini. Qual è il motivo secondo te? Si tratta di un dato di fatto della nostra società: tradizionalmente l’uomo lavora fuori e la donna rimane a casa. La foodblogger per svolgere il suo lavoro solitamente resta a casa e lì cucina e fotografa le proprie pietanze. In termini percentuali, è quasi sempre la donna che si occupa del fattore alimentazione nelle famiglie. I pochi fooblogger che conosco non a caso sono più atipici e non rientrano nelle categorie più comuni: o sono gay, o sono single, o sono sposati ma senza figli. Chef donne ce ne sono, ma questo comporta per loro vivere la famiglia con il contagocce: se sei uno chef non sarai mai a casa con i tuoi cari a goderti pranzi, cene, domeniche, i festivi, capodanno, il cenone di natale: sei sempre al ristorante. Per concludere: qual è la tua ricetta di maggior successo? Le mie ricette di maggior successo sono quelle su cui non avrei scommesso un soldo, molto semplici ed anche con foto bruttine…ma forse proprio la foto poco artistica dà una rappresentazione più “raggiungibile” della pietanza per il lettore, che si sente maggiormente stimolato a provare a riprodurla. Le ricette in assoluto più gettonate sono la mia insalatina di finocchi al forno, le trofie al forno con zucca e salsiccia e la pasta con crema di zucca speck e pistacchi: stranamente non ho dolci sul podio, sarà perché utilizzo poca nutella, che in genere crea l’effetto click immediato da parte di moltissimi lettori! Grazie e buon appetito! A voi!
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